Abitava al numero 9 di rue des Feuillantines a Parigi, vicino
alla
libreria di suo padre, Aron Natanson, al 19 di rue Gay-Lussac. Ma prima
della guerra - in seguito al la malattia di sua madre e al suo
conseguente ritorno in Romania, dove morì - era in un
pensionato.
Aron crebbe i suoi due figli da solo. Desideroso di aiutare la loro
integrazione nella società francese dominata dai cattolici,
egli
rispose positivamente
alle sollecitazioni di Jeanne E., caposcout di un gruppo di Guide di
Francia.
Jeanne E. si occupava del tempo libero della bambina e la condusse
verso
la conversione e il battesimo. Miryam fu battezzata, il 30 maggio 1939,
nella chiesa del quartiere, a Saint-Séverin. Non aveva
ancora 10 anni.
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Miryam Natanson (Mireille), a destra, accanto a sua cugina, Micheline Gross, nel recinto del collège di Brive nel quale era pensionante. Foto scattata durante l'anno scolastico 1939-1940. Miryam aveva 10 anni. Era una buona allieva, piuttosto matura, seria. |
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In quest'altra foto la vediamo travestita, mentre
gioca a
Brive con una cugina e due bambini della famiglia Boussinesq, a capo
della quale vi era un professore di matematica. Tale professore aveva
sposato una Chapelle, la cui madre era cliente della libreria
nonché
un'amica di Aron Natanson. Era la moglie di Henri Chapelle, sindaco
"Fronte Popolare" di Brive. E' d'altronde a Brive che dovette rifugiarsi suo fratello Jacques (mio padre) nel 1940. |
Nel giugno 1940, Aron Natanson invitò suo figlio Jacques (mio padre) a lasciare Parigi e a rifugiarsi a Brive, poi a Tolosa. Miryam, che pure era al liceo di Brive, rientrerà a Parigi. Si nasconderà in internati cattolici di provincia, durante l'anno scolastico.
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Miryam è la seconda a partire da sinistra, in ultima fila |
Il fratello di Aron, Albert Natanson, si era rifugiato a Grenoble, in zona d'occupazione italiana. Invitava Aron a raggiungerlo con Mireille. Aron rispondeva che lo avrebbe fatto, ma non si decideva a lasciare i suoi libri.
Miryam Natanson fu arrestata con suo padre dalla polizia
francese
il 23 settembre 1942,
nell'appartamento
di rue des Feuillantines, insieme ad altri 1594 Ebrei rumeni della
regione parigina. Gli Ebrei rumeni erano scampati alla retata del
Vél'd'hiv' (16-17 luglio1942) perché erano
provenienti da un paese
alleato della Germania nazista. Ma il 24 settembre 1942, la Romania
dichiarò il proprio disinteresse nei confronti della sorte
degli Ebrei
rumeni esiliati e ritirò loro la nazionalità
rumena. Divenuti apolidi,
essi poterono essere deportati facilemente. Fu la III sezione
dell'ufficio politico della Questura ad effettuare questo arresto
(Fonte:
Archivi della Prefettura di Polizia).
Si era a qualche giorno dal rientro scolastico (allora il 1°
ottobre,
ma nel 1942, il 1° ottobre era un giovedì). Mireille
si trovava presso
suo padre in attesa di nascondersi di nuovo in una scuola cattolica. La
testimonianza di Jeanne E. lo conferma:
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[...] Sono andata a trovare
vostro nonno più
volte e gli chiedevo di affidarmi la bambina, in quel periodo
turbolento, per nasconderla. Avrei dovuto prenderla, avendomi lui dato il proprio consenso - dopo avergli lasciato il tempo di preparare alcune cose - l'indomani e portarla presso delle Religiose Domenicane nella periferia parigina. Ma purtroppo, la Gestapo passò prima e portò via il padre con la figlia. I miei tentativi non hanno avuto successo. [...] |
La conversazione telefonica che ho avuto con questa signora nel 1984 mi mise estremamente a disagio. La Signora E. insisteva sul fatto che Mireille fosse "una buona piccola cristiana" . Ciò implica alcune domande sull'ambiguità del suo comportamento. Lei voleva certamente salvare una bambina e a questo proposito deve essere ringraziata, ma il suo proselitismo cattolico la spingeva anche a "salvare un'anima". Parlando di un altro bambino che allevò dopo la guerra, Jeanne E. definisce la sua trilogia educativa:
"Ne ho fatto un buon francese, un buon cristiano, un buon padre"
Il meccanismo è stato magistralmente descritto da Maurice Rajsfus nel suo libro "N'oublie pas le petit Jésus! L'Église catholique et les enfants juifs (1940-1945)" (Éditions Manya, 1994). Numerose testimonianze mostrano come i cattolici abbiano spesso abusato della situazione, seppur in buona fede. Si è parlato a volte di "ladri di anime" Allo stesso tempo, bisogna constatare che migliaia di bambini e di adolescenti sono stati salvati da cattolici o protestanti (a Chambon-sur-Lignon). Così anche mio padre Jacques, che trovò rifugio in un convento di Domenicani: un frate gli "prestò" la sua identità.
Arrestata insieme a suo padre, al 9 di rue des Feuillantines,
dalla
polizia francese, Miryam fu condotta al campo di Drancy.
All'arrivo a Drancy, dovette consegnare tutto quello che possedeva
a uomini in civile: tutti, in fila indiana, bambini compresi, dovettero
consegnare i loro documenti, i loro spiccioli e svuotare le proprie
tasche.
Due giorni più tardi, alle cinque del mattino, Miryam e suo
padre
furono condotti alla stazione di Drancy-Le Bourget e deportati con il convoglio
n°37,
il 25 settembre 1942.
Questo convoglio
era in gran
parte composto da Ebrei rumeni (779 su 1004 deportati).
«In quei vagoni merci [...] adatti, credo, per quattordici cavalli [...], vennero stipati sessanta uomini, sessanta persone, uomini, donne, bambini, vecchi, malati, lattanti, c'erano dei lattanti nel mio vagone. Ci hanno fatto salire, le porte sono state chiuse con il lucchetto, l'aria non entrava che da piccole vasistas poste in alto, erano le aperture per i cavalli, chiaramente.C'era una vasca vuota, tipo un barile, per i bisogni e ci è stato dato, ad ognuno, un pezzo di pane, un pezzo di salame e un po' di margarina. Vi devo dire che l'atmosfera che regnava in quel vagone, che ha cominciato a regnarvi a partire dal 25 mattina - il treno è partito dalla stazione di Bourget Drancy alle 8.55 , ricordo ancora l'ora - l’atmosfera che ha regnato fino al 28 a mezzogiorno, è qualcosa di estremamente difficile da descrivere, le grida, grida di donne, dei malati e dei bambini, la sete, alla fine di settembre faceva ancora relativamente caldo, la sete, l'ignoranza, l'inquietudine, evidentemente nessuno immaginava dove stessimo andando, nessuno immaginava nemmeno ciò che avremmo fatto così come ciò che avrebbero fatto di noi.. » Testimonianza
di Herman Idelovici, sopravvissuto del convoglio n°37,
Manoscitto integrale della sua testimonianza, Autunno 42, CRDP di Nizza |
Il convoglio impiegò due giorni per raggiungere Auschwitz.
Il 27 settembre 1942, 215 uomini e 91 donne selezionati per il lavoro, ricevettero le matricole dal 20913 al 21003. In ragione della sua età (13 anni) è più che probabile che Miryam Natanson non sia stata scelta per il lavoro finendo insieme a 873 persone in una camera a gas. Alla Liberazione, nessun donna di quel convoglio era sopravvissuta.
Miryam Natanson fu assassinata ad
Auschwitz, il 27 settembre 1942,
in una camera a gas.